La commissione UE emana la comunicazione Business Taxation for the 21st Century, mentre dagli USA arriva la proposta di una minimum tax globale.
Siamo di fronte alla svolta del mercato tecnologico?
Uno dei motivi per cui i big del mercato tech sono così competitivi, è senz’altro l’ambiente fiscale in cui riescono ad operare, notevolmente sgravato rispetto a realtà nazionali più piccole.
Dal mondo, le news che ci arrivano, ci fanno capire che l’orientamento legislativo vuole tendere a contrastare il monopolio di queste grandi aziende, ma i buchi normativi sono troppi (si pensi alle senteze verso Amazon e Apple).
Il 18 maggio 2021, la Commissione Europea ha emanato la comunicazione Business Taxation for the 21st Century, diretta al Parlamento e al Consiglio Europeo.
In tale comunicazione si dà atto della pandemia e degli sviluppi in corso a livello internazionale, e soprattutto si mette in evidenza che vi è ora consenso sul fatto che i concetti fondamentali di residenza fiscale e di [Stato della] fonte su cui si è basato il sistema fiscale internazionale nell’ultimo secolo, sono obsoleti. Le pratiche commerciali ora implicano regolarmente lo svolgimento di attività in uno stato senza mantenere una presenza fisica, situazione che le norme attuali non sono adatte a fronteggiare, mentre la digitalizzazione dell’economia ha anche portato a nuove opportunità per manipolare gli attuali principi attraverso schemi di pianificazione fiscale.
Pertanto, l’Unione Europea ha bisogno di un quadro fiscale solido, efficiente ed equo che soddisfi le esigenze di finanza pubblica, allo stesso tempo sostenendo la ripresa e la transizione verde e digitale, per mezzo della creazione di un ambiente favorevole ad una crescita equa, sostenibile e ricca di posti di lavoro e di investimenti.
A tal fine, la Commissione individua alcune priorità:
– Consentire una crescita equa e sostenibile.
– Garantire una tassazione efficace: la Commissione dà molta rilevanza alle imprese della digital economy, rilevando come esse tendono a pagare meno tasse rispetto ad altre società, e le tasse che pagano non sempre avvantaggiano i paesi in cui si svolgono le loro attività. Il prelievo digitale garantirà un giusto contributo del settore digitale al finanziamento della ripresa nell’UE e alla società in generale. Questo prelievo sarà compatibile con l’obiettivo politico chiave di sostenere e accelerare la transizione digitale. Dopo la sua istituzione, coesisterà con l’attuazione di un accordo OCSE sulla condivisione di una frazione della base imponibile delle più grandi multinazionali, una volta che quest’ultima sarà stata ratificata e recepita nel diritto dell’UE.
– Base imponibile comune.
– Ripartizione degli utili tra gli Stati membri.
Intanto, gli Stati Uniti aprono alla possibilità di una minimum tax globale.
Gli USA hanno infatti proposto un’imposta minima sui redditi delle imprese con aliquota del 15% e le reazioni europee sono state favorevoli, anche in quei Paesi membri normalmente contrari a questo genere di ipotesi.
L’amministrazione Biden ha proposto un nuovo modello per la tassazione delle multinazionali, incluse le Big della Silicon Valley: dovrebbero pagare le tasse ai governi nazionali sulla base delle vendite realizzate in ogni singolo paese, a prescindere dalla loro presenza fisica.
Nel prossimo G20, che si terrà a Venezia, verranno quindi valutate queste nuove proposte, concentrate sostanzialmente su due punti strategici:
1) Allocazione dei profitti da parte di una azienda multinazionale, andando a creare un nesso tra la “presenza economica” di una società e il Paese in cui matura i profitti, al di là della sua “presenza fisica”.
2) Introduzione di un’aliquota minima globale sulla base della proposta americana.
Non ci resta che attendere per vedere gli sviluppi.